La Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno è lieta di annunciare l’acquisizione di un’importante opera d’arte, attribuita al celebre pittore Giovanni di Corraduccio, “La Vergine in trono col Bambino e Santi e scene della vita della Vergine e di Santa Chiara”, avvenuta durante l’asta serale di Sotheby’s del 3/7/2024. Questo significativo acquisto rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno della Fondazione per il recupero, tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico locale e ribadisce il suo ruolo di custode delle radici culturali nazionali offrendo alla comunità e ai visitatori un’opportunità unica di ammirare un pezzo di grande valore storico e culturale.
La Presidente della Fondazione, dott.ssa Monica Sassi, esprime tutta la sua soddisfazione: “Siamo molto felici di tale acquisto che consideriamo un momento fondamentale, all’interno del nostro mandato, dell’impegno e della sensibilità nostra e della Fondazione in ambito artistico. Un momento che consolida il ruolo trentennale della Fondazione quale attore strategico nel processo di crescita di una comunità.
Voglio ringraziare tutto il Consiglio di Amministrazione, che ha fin da subito creduto in tale operazione culturale dimostrando grande competenza, capacità prospettica e solida determinazione nel perseguire questo risultato; l’intero board, costituito dai consiglieri Donatella Barbabianca Filippi, Rosa Bisogni, Emanuele De Donno e dal Vicepresidente prof. Paolo Verducci, ha voluto infatti seguire con assoluto interesse questa opportunità -segnalataci dalla Galleria Nazionale dell’Umbria che ringrazio-e solo la nostra volontà ci ha permesso di prevalere sui diversi player del mercato d’arte intervenuti in asta. A questo ultimo riguardo, ringrazio il nostro Segretario Generale, dott. Cristiano Antonietti che ha curato l’intera trattativa ed è intervenuto in asta con competenza ed efficacia.
Mi piace ricordare, inoltre, che con tale intervento la Fondazione, oltre che porre in essere una logica diversificazione di investimento del proprio patrimonio finanziario, ha integrato tutta una serie di obiettivi che testimoniano quel grado di responsabilità sociale della Fondazione nello svolgimento della propria mission: preservare e valorizzare i beni culturali rafforzando l’identità culturale della comunità; promuovere l’attrattività del territorio come destinazione culturale attraverso il patrimonio artistico; rendere le opere d’arte sempre più accessibili al pubblico, favorendo l’educazione artistica e culturale; contribuire allo sviluppo e alla crescita del panorama artistico locale e nazionale ed infine saper riconoscere il valore economico delle opere d’arte, che può crescere nel tempo.
Naturalmente la Fondazione programmerà a breve una conferenza con l’intervento di autorevoli studiosi e rappresentanti delle istituzioni regionali e locali in occasione della quale sarà possibile ammirare il pregevole trittico apprezzarne la bellezza e godere dei contenuti storico-artistici che saranno messi a disposizione dai qualificati relatori.
Successivamente l’ente di Palazzo Cattani organizzerà una mostra dedicata al trittico di Giovanni di Corraduccio che sarà aperta al pubblico e rispetto alla quale tutti i cittadini e gli appassionati d’arte saranno invitati a partecipare per condividere questa straordinaria acquisizione.
Giovanni di Corraduccio
Foligno, doc. 1404–37
Un trittico: (pannello centrale) La Vergine col Bambino in trono con i santi Caterina d’Alessandria, Onofrio, Giacomo il Maggiore[?], Margherita d’Antiochia, Francesco d’Assisi e Ludovico di Tolosa; i santi Paolo e Pietro in tondi in alto; e, in uno scomparto superiore, Cristo in croce con la Vergine e san Giovanni Evangelista; (ala sinistra) san Michele Arcangelo e sant’Antonio Abate; e, in alto, la Dormizione della Vergine; (ala destra) l’Annunciazione; e, in alto, la Morte di santa Chiara
Dati tecnici:
tempera su tavola, fondo oro, sommità sagomata, in cornice incastonata
pannello centrale: 105 x 55 cm.; 41⅜ x 21⅝ in.
ogni ala: 98,5 x 45 cm.; 38¾ x 17¾ in.
dimensioni complessive: 126 x 159,5 cm.; 49⅝ x 62¾ pollici.
Questo grande e imponente trittico della Vergine col Bambino in trono con Santi e Scene della vita della Vergine, recentemente datato da Andrea De Marchi a circa il 1415, è una rara opera di Giovanni di Corraduccio, noto come Mazzaforte. Documentato dal 1404 al 1437, Giovanni di Corraduccio fu il pittore di punta della Foligno dei primi anni del XV secolo . Influenzato dalla pittura di Orvieto e Siena, il suo lavoro mostra tendenze stilistiche neogotiche e collegamenti con la cultura delle Marche. Non visto sul mercato da oltre mezzo secolo, questo è uno dei pochissimi dipinti di questo maestro che si trovano fuori dall’Italia e in effetti oltre la sua nativa Umbria perché gran parte della sua produzione era in affresco e rimane ancora in situ.
Studi recenti collocano questo trittico al centro della spiritualità monastica femminile di Trevi, cittadina umbra situata tra Foligno e Spoleto. La sua forma e iconografia lo collegano a un piccolo gruppo di altri polittici a fondo oro comparabili di Giovanni di Corraduccio commissionati da conventi della zona: un trittico pieghevole ora nel Complesso Museale di San Francesco a Trevi e un altro nella collezione Terruzzi. Sebbene non si conosca la collocazione originaria della presente pala d’altare, è altamente probabile che anch’essa fosse destinata a una comunità monastica di Trevi. Infatti, come ha dimostrato la mostra tenutasi nel Complesso Museale di San Francesco di Trevi, tra il Trecento e il Quattrocento, all’interno delle mura della città, c’erano cinque monasteri femminili, tre benedettini e due francescani, un fattore importante nel giustificare l’elevata richiesta di queste opere complesse.
La liturgia eucaristica degli ordini chiusi di monache dettava la tipologia delle opere da loro commissionate, con la loro enfasi sulla narrazione e sul posto di rilievo dato a esemplari come Santa Chiara d’Assisi, fondatrice dell’Ordine delle Clarisse. Qui le sante donne, in particolare Santa Chiara, sono in primo piano. Nel pannello centrale, la Vergine e il Bambino sono intronizzati con le sante Caterina d’Alessandria e Margherita d’Antiochia in posizione privilegiata in primo piano; dietro di loro Onofrio, il santo eremita; Giacomo il Maggiore (probabilmente); Francesco d’Assisi; e Ludovico di Tolosa; in alto, in tondi, ci sono i santi Paolo e Pietro. Le scene narrative a sinistra e a destra comprendono nel registro inferiore: San Michele Arcangelo e Sant’Antonio Abate e l’Annunciazione; e nel registro superiore, due scene che formano una narrazione parallela: la Dormizione della Vergine; e la Morte di Santa Chiara; nello scomparto superiore centrale, Cristo in croce con la Vergine e San Giovanni Evangelista che piangono la sua dipartita. I polittici di Giovanni di Corraduccio mostrano tipicamente un’accattivante esposizione di scene narrative permeate di simpatia per il quotidiano e organizzate attorno a una scena centrale. Particolarmente toccante qui è il modo in cui il pittore trasmette il tenero affetto mostrato dalle monache verso Santa Chiara sul letto di morte, mentre i doveri religiosi vengono svolti durante la loro pia veglia.
Federico Zeri fu il primo a pubblicare il trittico nel 1963 come opera di Giovanni di Corraduccio, un’attribuzione ampiamente sostenuta dagli studiosi, tra cui Pietro Scarpellini e Miklós Boskovits, che lo datarono entrambi alla fine del XIV o all’inizio del XV secolo , considerandolo un’opera giovanile. L’attribuzione a Giovanni di Corraduccio fu successivamente approvata anche da Filippo Todini, che elencò e illustrò il trittico nella sua completa indagine sulla pittura umbra pubblicata nel 1989. Lì definì l’opera di questo pittore, la cui opera sopravvive principalmente in affresco, e incluse il trittico come uno dei pochissimi dipinti su tavola esistenti. Più di recente, Andrea De Marchi, in una mostra interamente dedicata ai trittici dipinti da Giovanni di Corraduccio per Trevi che esplora i fattori culturali e storici e il ruolo degli ordini religiosi della zona nel plasmare la sua arte, propone una datazione successiva, collocandola intorno o poco dopo il 1415. In quel catalogo De Marchi suggerisce anche che questa pala d’altare fu dipinta per seconda in una sequenza di tre opere correlate commissionate dai monasteri di Trevi: la più antica è il trittico pieghevole nel Complesso Museale di San Francesco, menzionato sopra, che egli data a circa 1400-10 e la più recente è il trittico nella collezione Terruzzi di circa 1415-20, entrambi raffiguranti episodi della Vita di Cristo disposti attorno a una scena centrale della Crocifissione.
Nel caso di questa pala d’altare, un’insolita sopravvivenza, non solo essa costituisce un notevole esempio dell’opera di artisti umbri meno noti, ma anche, adottando un linguaggio tardogotico, offre spunti sulla ricchezza della pittura nella regione all’interno del contesto più ampio del panorama artistico del periodo.